Fast food e salute: I rischi Il basso valore nutritivo degli alimenti distribuiti nei fast food, associato ad una strategia commerciale incentrata sull'ottimizzazione del profitto, compromette significativamente la salubrità del pasto, esponendo i consumatori a rischi di notevole importanza.

Osservando e analizzando attentamente tutti i “junk food” è lampante che abbiano una o più caratteristiche negative quali:
  • densità energetica elevata;
  • basso quantitativo di acqua, pochi Sali minerali e vitamine tipici degli ortaggi freschi;
  • apporto notevole di grassi saturi, saccarosio, dolcificanti e alcol;
  • basso quantitativo di fibra alimentare;
  • alta razione di cloruro di sodio;
  • scarsa concentrazione di grassi essenziali.
I rischi dell'alimentarsi frequentemente con fast food sono legati all'incremento della massa adiposa, alla potenziale alterazione del metabolismo lipidico (ipercolesterolemia ed ipertrigliceridemia), glucidico (iperglicemia e diabete) e pressorio ematico (ipertensione).
I cibi da fast food contengono inoltre idrocarburi policiclici aromatici e relativi EPOSSIDI (metaboliti epatici), acroelina e acrilamide. Essi derivano dalla carbonizzazione dei grassi e delle proteine alimentari e aumentano i rischi di mutazione cellulare del DNA provocando cancerogenesi soprattutto ai tessuti esofagei, gastrici, intestinali ed epatici.

Per aiutarvi a compiere scelte consapevoli sul cibo, il centro di Studi e Ricerca sulla Nutrizione Umana Nalep, ha sviluppato programmi di rieducazione alimentare personalizzati, per fornire a propri pazienti gli strumenti necessari per mantenersi in forma e in salute.

NALEP – Nutritional Academy Life Evolution Program

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Amare noi stessi cambia la nostra vita Esiste una sola forma di amore: l'amore incondizionato. Amare incondizionatamente significa amare tutto ciò che esiste così com'è, senza giudizio o critica, amare le persone così come sono, senza volerle cambiare, amare se stessi profondamente, senza condizioni. Tutte le altre forme sono espressioni imperfette dell'amore, anche se molto umane.

L'amore che conosciamo è un amore possessivo, pieno di regole e di limitazioni, per questo è un amore che ci fa soffrire. L'amore vero è offerto liberamente e non pretende di essere ricambiato, è un amore che innalza la nostra energia e quella di chi ci sta attorno e ci rende felici nel qui e ora qualunque cosa accada.

Riconoscere che abbiamo attirato a noi una malattia, non deve essere vissuto con senso di colpa ma con spirito di accettazione attiva; nulla ha a che fare con la rassegnazione e con una forte determinazione a coglierne il significato, individuando anche gli atteggiamenti che possono aver favorito l'insorgere del problema e correggendoli. La malattia non è insorta per sfortuna, ingiustizia o, peggio ancora, per punirci di qualcosa, ma per trasmetterci un messaggio e, una volta portato a termine il suo compito, può cedere il passo a una piena salute senza lasciare alcuna traccia. Tutto è perfetto nel nostro percorso di vita, anche se spesso non riusciamo a vedere questa perfezione se non a distanza di tempo, quando il pericolo è stato scongiurato.

Riconoscere che tutto è perfetto non significa non agire, anzi. Significa assumersi la responsabilità della propria salute, ricercare la causa della disarmonia e il messaggio per noi, quindi passare all'azione apportando le opportune modifiche in noi stessi, nelle nostre relazioni e nella nostra vita. A volte, quando usciamo da una malattia importante, la nostra vita è completamente trasformata. In meglio.

Allora perché non cominciare ORA a curare il proprio corpo? Il Centro Nalep vi indica la strada da intraprendere e, per coloro che avranno la consapevolezza di scegliere il giusto cammino, Nalep vi accompagnerà in un percorso di rieducazione alimentare come non avete mai affrontato prima.

La salute è il risultato del nostro equilibrio interiore, così come la malattia è il risultato di uno squilibrio, di una nostra disarmonia. Spesso tendiamo a liquidare i problemi fisici come fastidiosi contrattempi, senza chiederci perché siano sorti in noi. Questo atteggiamento è distruttivo e rende il terreno fertile allo sviluppo di nuove malattie.

Imparare ad ascoltare il nostro corpo è la migliore prevenzione, così come la migliore cura.

Nalep: ama te stesso

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Anoressia: il male del secolo L'anoressia è un disturbo del comportamento alimentare che colpisce l'1-2% delle donne di età spesso compresa tra i 12 e i 20 anni. Anche gli uomini a volte ne sono affetti, ma in percentuali molto più basse.

Nella sua vita quotidiana, l'anoressica è in costante lotta contro la fame e il cibo. Può arrivare fino a perdere il 50% del suo peso, e le conseguenze di questa denutrizione possono sono diverse e numerose: insonnia, caduta dei capelli, stanchezza, blocco delle mestruazioni, decalcificazione delle ossa, cali di pressione… Curare questa malattia è un processo molto lungo e difficile, e solo 1/3 delle pazienti ne esce completamente.

Molte di loro conservano un rapporto ossessivo con il cibo e restano comunque molto magre. il 10% ne muore, per suicidio o per denutrizione.

Gli psicologi hanno difficoltà nel definire le cause di questa malattia. Spesso moda, mass media e modelle sono stati accusati di incitare all'anoressia. Per alcune giovani donne, questa spiegazione della corsa al dimagrimento sembra sufficiente. Ne abbiamo un'idea prendendo in considerazione lo sviluppo dei blog “pro-ana” (pro-anoressia), in cui le giovani donne si vantano di mangiare una mela al giorno e pubblicano frasi come "la magrezza è la base della bellezza".

Il nostro obiettivo come biologi nutrizionisti, non è la magrezza assoluta ma un corpo in salute che possa adempiere ai suoi compiti nel migliore dei modi. Consci della gravità di tale problema e della difficoltà con la quale si possa intraprendere un cammino di rieducazione alimentare il programma Nalep offre supporti di motivational coaching contando sempre sull'aiuto di un supporto psicologico esperto.


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Bulimia: conoscere il nemico La caratteristica principale della bulimia nervosa è un circolo auto perpetuante di preoccupazione per il peso e le forme corporee -> dieta ferrea -> abbuffate -> vomito autoindotto.

La diretta conseguenza dell'intensa preoccupazione per le forme e il peso in soggetti che basano l'autovalutazione personale sulla magrezza è cercare di dimagrire seguendo una dieta caratterizzata da regole molto rigide. La dieta ferrea è la principale responsabile della comparsa delle abbuffate nelle persone che presentano i sintomi della bulimia.

Seguire una dieta rigida in modo perfezionistico porta prima o poi inevitabilmente a compiere piccole trasgressioni che vengono vissute da chi soffre di problemi dell'alimentazione come una irrimediabile perdita di controllo (bulimia nervosa).

Le abbuffate in una prima fase possono dare piacere perché allentano la tensione del dover seguire in modo ferreo la dieta, col passare del tempo determinano però emozioni negative (paura di ingrassare, senso di colpa, vergogna, disgusto) che a loro volta possono innescare nuove abbuffate, alimentando il circolo vizioso che mantiene i sintomi della bulimia.

Il Programma Alimentare Nalep è una vera e propria rieducazione alimentare in cui non esistono restrizioni. In questo modo si disinstalla nel soggetto la pressione psicologica che può causare una dieta restrittiva. Inoltre esistono servizi motivazionali supportati da aiuti psicologici.

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Calcolo delle calorie? No grazie! Ogni dieta conosciuta è basata sul calcolo delle calorie, ovvero sul potere ingrassante del cibo e sui suoi valori nutrizionali. Da quanto stimato un uomo adulto dovrebbe consumare dalle 1900 alle 2500 kcal giornaliere.

Da dove nasce questa convinzione?

Il nostro corpo non è un macchinario a combustione e non brucia il cibo, lo assimila metabolizzandolo attraverso un processo biochimico molto elaborato che non ha niente a che vedere con il concetto di caloria scoperto da Joule!

Nel 1850, questo fisico inglese di nome James Prescott Joule, definì per primo il concetto di caloria, grazie ad un esperimento di sua ideazione che consisteva nell'utilizzo di un certo mulinello, da lui costruito, immerso in un recipiente cilindrico contenente un kg di acqua alla temperatura di 14,5°C. Questo mulinello, costituito da pale attaccate all'estremità inferiore di un palo inserito verticalmente all'interno del contenitore con l'acqua, ruotava su se stesso, grazie alla trazione di due pesi, legati alle estremità di una corda attorcigliata alla parte superiore del palo e passante attraverso due carrucole, una per estremità. La rotazione di suddetto mulinello provocava, con il movimento, il riscaldamento dell'acqua. Egli quindi, grazie a questo esperimento, definì che la grande caloria, ovvero la Cal., corrispondeva alla quantità di calore necessaria per far alzare di 1°C la temperatura di un kg di acqua. Joule fece una grande scoperta a livello termo energetico, purtroppo, non poteva sapere, che circa 40 anni dopo, il chimico americano Wilbur Atwater, fece della sua scoperta un uso a dir poco improprio.
Infatti, e da Wikipedia, cito: “Wilbur Olin Atwater (Johnsburg, 3 maggio 1844 – Middletown, 22 settembre 1907) è stato un chimico statunitense, noto per i suoi studi sulla nutrizione umana e sul metabolismo.”

Purtroppo, fu proprio lui che gettò le fondamenta per il disastro nutrizionale di proporzioni epiche che sono l'obesità, il diabete di tipo 2 e l' ipertensione, al quale assistiamo impotenti oggi, vittime della comune ignoranza sulle reali funzioni biochimiche del corpo umano.

Sempre da Wikipedia: “A lui si deve anche il cosiddetto “Sistema Atwater” per misurare l'energia fornita dal cibo, appunto le calorie degli alimenti.”
Attenendosi ai risultati ottenuti bruciando i diversi tipi di cibo (proteine, lipidi e glucidi), all'interno di un dispositivo a combustione atto a determinare il calore specifico di una qualsiasi sostanza esaminata, Atwater pensò di poterli ritenere validi anche per l'uomo.

In pratica, paragonò il complesso laboratorio biochimico che è il nostro corpo, a un contenitore munito di termometro, contenente acqua continuamente rimescolata da un palo!

Ora io vi chiedo, secondo voi, ciò che avviene all'interno del nostro corpo quando ci nutriamo, può essere paragonato, come funzionamento e reazione, a ciò che avviene all'interno di un contenitore, nel quale venga adagiato un secondo recipiente, contenente un qualsiasi cibo, e lo si faccia bruciare?

È saggio attenersi a risultati ottenuti osservando la variazione della temperatura dell'acqua, data da suddetta combustione di cibo, calcolandola come calorie che assumiamo nel nostro corpo attraverso il cibo?

Una volta conosciuta la meccanica di questo dispositivo, chiamato bomba calorimetrica, a oggi, possiamo davvero ancora credere che sia possibile un tale paragone con il nostro corpo?


Nalep – Nutritional Academy Life Evolution Program

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